Donne e rischio di stupro. Questa settimana ho letto tante cose a proposito di queste parole pronunciate dal procuratore di Bergamo, Francesco Dettori:
«Le donne sono l'anello debole di una società in cui è parzialmente ancora inculcata l'assurda mentalità della femmina come oggetto del possesso. Lo dico con tutto il rammarico, ma sarebbe bene che di sera non uscissero da sole. (....) Non voglio colpevolizzare la giovane che ha subìto violenza, anzi a lei vanno le nostre scuse per non aver saputo offrire la degna protezione. Ma a volte bisogna ragionare in termini realistici».
A commento, ho ascoltato parole che sottolineavano le buone intenzioni del Procuratore che del resto, effettivamente, esprime sin dall'inizio il suo rammarico.
Ho anche letto repliche intelligenti di donne e uomini impegnati contro la violenza di genere che condivido pienamente e che così si potrebbero sintetizzare: "Avremmo semmai voluto dei 'consigli' per gli aggressori una buona volta, non certo un invito alle donne a restare a casa"
Nulla da aggiungere, se non un'analogia travestita da domanda.
Se l'argomento fosse stato "incidenti sul posto di lavoro e salute/sicurezza degli operai", ad un qualunque Procuratore della Repubblica Italiana sarebbe mai venuto in mente di dire pubblicamente - seppur con rammarico - che gli operai farebbero bene a scegliere di restare a casa o di mettersi a lavorare in proprio (magari facendo un pò di home working), perché la realtà dei fatti è che purtroppo i datori di lavoro spesso se ne infischiano di garantir loro sicurezza e sopravvivenza, sebbene le cose dovrebbero funzionare in ben altro modo?
Nonostante le buone intenzioni e la pretesa di dirlo per il nostro bene, nelle pratiche discorsive di ogni giorno, il diritto di una donna alla libertà di scegliere come, dove, quando e con chi - o senza di chi - andare, sembra ancora più facilmente sacrificabile del sacrosanto diritto al lavoro in condizioni di sicurezza di un operaio.
Sulla via lastricata di buone intenzioni capita ancora di imbattersi nell'infernale dicotomia che oppone diritti sacri a diritti profani ed attribuisce questi ultimi alle donne, per poi negarli.
Nel loro interesse, dopotutto.
Se l'argomento fosse stato "incidenti sul posto di lavoro e salute/sicurezza degli operai", ad un qualunque Procuratore della Repubblica Italiana sarebbe mai venuto in mente di dire pubblicamente - seppur con rammarico - che gli operai farebbero bene a scegliere di restare a casa o di mettersi a lavorare in proprio (magari facendo un pò di home working), perché la realtà dei fatti è che purtroppo i datori di lavoro spesso se ne infischiano di garantir loro sicurezza e sopravvivenza, sebbene le cose dovrebbero funzionare in ben altro modo?
Nonostante le buone intenzioni e la pretesa di dirlo per il nostro bene, nelle pratiche discorsive di ogni giorno, il diritto di una donna alla libertà di scegliere come, dove, quando e con chi - o senza di chi - andare, sembra ancora più facilmente sacrificabile del sacrosanto diritto al lavoro in condizioni di sicurezza di un operaio.
Sulla via lastricata di buone intenzioni capita ancora di imbattersi nell'infernale dicotomia che oppone diritti sacri a diritti profani ed attribuisce questi ultimi alle donne, per poi negarli.
Nel loro interesse, dopotutto.
Ottima l'analogia con i lavoratori. Niente da aggiungere alle tue riflessioni, che condivido in toto.
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