lunedì 19 novembre 2012

Un mafraj perfetto


Questo si che è un Mafraj perfetto! Dotato di colore e calore quanto basta!


Vien voglia di entrare dentro a questa splendida illustrazione di Rebecca Dautremer, illustratrice che adoro.
Al centro della scena c'è Ammiramitù, eccentrica simpaticona che insieme a numerose altre compagne di nobiltà dimenticata,  è protagonista di Princesses, imperdibile albo illustrato edito in Italia da Rizzoli.
Si tratta di un viaggio per immagini e parole nel mondo delle principesse dimenticate, curiosando nelle loro vite e spiando tra i loro bislacchi accessori. 
Il libro racconta le straordinarie biografie di Principesse sconosciute come la smemorata Amnesia, Grimaldella, Bellabarba, la pigra Sprofondina, l'infaticabile lettrice Quattrocchi, le siamesi Ding e Dong e di tante altre.

Un'opera d'arte da gustare con gli occhi.

giovedì 8 novembre 2012

Adozione per le coppie gay. L'orticaria e i pensieri a frenata libera...

Io provo sempre una discreta orticaria ogni volta che, in una conversazione qualsiasi, qualcuno esordisce con frasi del tipo:  "io non ho niente contro i gay" o, al contrario, "io sono a favore delle coppie gay"...  o ancora: "io non sono affatto contro le coppie omosessuali a condizione che..." ecc. ecc.
In queste occasioni mi chiedo sempre: ma questo qui pensa davvero che il mondo abbia bisogno del nostro schierarci, ad uno ad uno, pro- o contro- questo e quell'altro per fare il suo corso?

Mi sembra sempre che la questione sia mal posta fin dall'inizio e che venga affrontata con un eccesso di semplificazione  puntualmente condita  con una bella dose di improvvisazione.
Eppure questo genere di frasi le pronunciano più o meno distrattamente anche colti ed intellettuali di ogni sorta. 
L'aspetto più interessante è che queste considerazioni nascono per lo più dall'impatto emotivo della questione sul singolo, più che da riflessioni nate da esperienze di prima mano - dall' incontro e dal confronto con famiglie diverse dalla propria - nella vita quotidiana.

Possiamo farci toccare da incontri reali? 
O continueremo ancora per molto a rifugiarci nelle opinioni astratte, ogni volta che l'emozione del cambiamento ci suggerisce frenata, retromarcia e poi una bella fuga intellettuale, giusto per andare sul sicuro?

Oggi su Repubblica, Michela Marzano scrive sull'argomento:
"Per chi si oppone al disegno di legge sul matrimonio e sull' adozione delle coppie omosessuali, il vero problema è il benessere dei bambini. Sarebbe immorale e pericoloso permettere a due persone dello stesso sesso di adottare un figlio privandolo così della possibilità di avere un padre e una madre (...).  Esistono solo tanti modi diversi, per i bambini, di imparare a "tenersi su", come direbbe Winnicott.  Ossia tanti modi diversi per capire che si ha diritto di essere quello che si è, indipendentemente dalle aspettative altrui (...) a meno di non restare prigionieri degli stereotipi che, per secoli, hanno codificato non solo la virilità e la femminilità, ma anche la maternità e la paternità (...). Opporsi all' adozione delle coppie omosessuali in nome dell' ordine simbolico non vuol dire solo confondere differenza e orientamento sessuale. Significa soprattutto non capire che il problema della filiazione è altrove e che si pone sempre quando un bimbo arriva all' interno della famiglia, indipendentemente dal fatto che un bambino cresca accanto a due uomini, a due donne, o ad un uomo ed una donna. Per crescere, infatti, ogni bimbo ha bisogno di essere accettato nella propria alterità, e quindi di essere riconosciuto come "altro" rispetto ai propri genitori. Proprio perché è unico. E che la propria individualità è legata a quest' unicità. È solo in questo modo che si ha poi accesso all' ordine simbolico secondo cui non solo la donna è diversa dall' uomo, ma ogni persona è diversa da tutte le altre, pur condividendone i diritti e i doveri. Incentrare il dibattito sulla questione dell' unicità e dell' individualità, però, costringerebbe ognuno di noi ad interrogarsi sulla propria capacità di tollerare ciò che è diverso. Sapendo benissimo che i bambini, quando crescono, si identificano non solo ai genitori, ma anche a tutti gli altri adulti che contribuiscono alla loro educazione.E che tanti problemi, nella vita, nascono quando non si è stati accettati e riconosciuti per quello che si era. "

Ecco il link all'articolo completo:
Se la normalità diventa discriminazione - Michela Marzano / Repubblica.it