Emoziona, seduce,
pungola, chiama in causa lo spettatore; lo riconvoca ad un
irresistibile percorso a ritroso sulla pellicola, fuori dalla sala.
Il nuovo film di
Tornatore fa tutto questo e molto di più.
La trama di un percorso
esistenziale – molto più che una storia d'amore come in
tanti l'hanno definita – cucita, dritto e rovescio, con l'ago
sottile del thriller.
Ambientazione
mitteleuropea per una storia che ha per protagonista un sofisticato
e
bisbetico
antiquario
e battitore d’asta, il sessantenne Virgil Oldman.
Uomo
ricchissimo, acuto e raffinato, quanto irriducibilmente solo. A
scalfire la corazza di solitudine, presidiata da una paura maniacale
del contatto con gli altri e con i loro oggetti, sarà l'incontro con
Claire, giovane donna, altrettanto corazzata dentro ad una solitudine
che fa da specchio a quella dell'esperto a cui affiderà la
valutazione e la vendita dei beni di famiglia.
Tantissimi
i temi in gioco: lo spazio, il confine tra il proprio e quello degli
altri; la fiducia, la paura del cambiamento e la necessità della
trasformazione; la paura/fobia, la malattia mentale; l'amicizia, l'illusione ingenua
quanto mortifera di certi amori: salvare l'altro suo malgrado; e
ancora: l'amore e la sua incompatibilità con qualunque "raggiro
terapeutico", ma soprattutto il doppio.
Dritto e rovescio, vero e
falso, apparenza e sostanza, oggetti e soggetti, soggettività ed
oggettività: opposti confusi, sconfinanti l'uno nell'altro, mai
davvero districati.
Il tema del doppio si
incrocia con una riflessione sull'amore e sul suo – apparente? -
potere di disarmare.
È
l'amore che affoga nel nulla la sottile capacità d'intuizione di una
mente prudente, in grado di distinguere in un nonnulla l'originale
dalla copia del più abile falsario d'arte?
È
l'amore ad accecare Mr.Oldman, ennesimo sprovveduto Mr.
Scrooge convertito troppo tardi alla forza dei sentimenti?
La questione è
certamente molto più complessa se "In ogni falso si nasconde
sempre qualcosa di autentico"- come Tornatore fa dire proprio al
bravissimo Geoffrey Rusch/Mr. Oldman.
Se c'è una morale della favola
– perché è proprio dentro ad una favola che ad un certo punto si
ha la sensazione di trovarsi, con tanto di timida speranza in un
happy end a tutto tondo – è proprio questa.
Un film in cui l'immagine
è narrazione.
Metafore e allegorie
costellano e impreziosiscono la narrazione per la loro efficacia.
Un esempio su tutti: i
guanti che Mr. Oldman ha sempre usato come schermo nel contatto con
la pelle degli altri, diventano repentinamente "fazzoletti"
con cui asciuga d'impeto la sua pelle e la sua corazza sudata di
terrore mentre sembra quasi sciogliersi di fronte al dolore di chi
ama e alla consapevolezza di esserne parte.
La forza simbolica di
alcuni fotogrammi è davvero indimenticabile: porte segrete nelle
case di entrambi i protagonisti; stanze matrioska che contengono
dentro altre stanze ed altri livelli di verità nonché di
permeabilità del sé all'altro; marchingegni e automi che evocano
incastri machiavellici e, nello stesso tempo, la difficile
costruzione di un'amore: dai singoli pezzi al congegno di coppia; uno
scenario costellato di orologi che diventa il set perfetto di
un'attesa fedele e interminabile.
Se Vivere con qualcuno è come partecipare ad un'asta, e dunque non sapere mai se la propria offerta sarà la migliore, come sapere quale sarà - e se ci sarà - un'offerta in grado di esorcizzare il rischio della relazione?
Fino ad un certo punto,
si ha quasi l'impressione di incontrare personaggi archetipici e, se
vogliamo, perfino stereotipati: il vecchio ricco scorbutico chiuso
nella sua ricca solitudine sprezzante che all'improvviso si
invaghisce – e si rimbambisce anche - della fragile
giovane vittima della vita e di se stessa da salvare con dedizione e
ostinazione paternalista.
Ma la pellicola mostra
presto il suo rovescio: ogni stereotipo smonta se stesso
dall'interno, ed il confine tra il buono ed il cattivo, tra ciò che
è fragile e ciò che è forte, così come tra il vero e il falso,
diventa sempre più fluido: oggetti e personaggi, tutti, in scena con
le rispettive ombre, di luce o di tenebra.
Il film funziona molto
meno, secondo me, nel rappresentare i personaggi femminili.
[Attenzione spoiler nelle prossime 5 righe]
Rimane un retrogusto
amaro in particolare per la co-protagonista: se da un lato il
personaggio de-costruisce lo stereotipo della debole vittima redenta
dal vero amore, rimane un pò impigliato nella dicotomia "debole
fanciulla" versus "complice senza scrupoli del
migliore offerente".
Francamente, qualcosa
della sempreverde opposizione "Santa o puttana" rimane addosso, mentre scorrono i titoli di coda.
[Fine allerta spoiler]
Il film di Tornatore mi
pare comunque di grande intensità ed efficacia, e se non lo è nel
maneggiare gli stereotipi di genere, lo è certamente nel raccontare
un'identità, la sua complessità e la storia di una trasformazione
liberante e tragica nello stesso tempo.
Se per
caso mi state maledicendo perché questo post vi sembra tutto un
gigantesco spoiler, perdonatemi, ma sappiate che il film è molto,
ma molto di più di quello che ho rivelato qua e là. Vale la pena lo
stesso, insomma.
Perdonata o no, buona
visione o re-visione a tutti ;-)