
Il bilancio aggiornato all’ultima mega riunione estiva denuncia la
presenza di posti ancora vacanti per aspiranti rappresentanti di
Oceania ed Africa.
Gli altri tre continenti sono tutti egregiamente rappresentati.
Ad oggi, posso
vantare una simpaticissima zia filippina, un’affascinante cugina
giapponese; un very cool cugino con padre scozzese e antenati tedeschi, but born in the U.S.A.; vari affettuosissimi cugini
italo-filippino-americani negli States e, dulcis in fundo, uno
splendido cuginetto 4years old, con capelli biondissimi e
meravigliosi occhi dal taglio vagamente orientale, che adora le cozze
scoppiate al limone.
Così, una sera a
cena, davanti ad un piatto di pasta con sarde e finocchietto, può
capitarti di conversare piacevolmente - e con grande naturalezza -
un po’ in italiano, un po’ in dialetto siciliano e un po’ in un
azzardato American English che mette tutti d’accordo, con buona
pace di chi i miscugli li crede troppo complicati da gestire.
Pura ricchezza,
insomma.
Wislawa Szymborka
conosceva e amava questo genere di ricchezza.
Con la sua ironia
leggera e pungente, ne scrisse in una sua poesia in cui metteva alla berlina i fanatici dei confini e, nello stesso tempo, celebrava la
naturale bellezza delle commistioni.
Non a caso, la
poesia si chiama Salmo.
La scelgo come mia
preghiera laica di ringraziamento per quest’Estate di intrecci e
sconfinamenti ritrovati.
Salmo (1976)
Oh, come sono permeabili le frontiere umane!
Quante nuvole vi scorrono sopra impunemente,
quanta sabbia del deserto passa da un paese all’altro,
quanti ciottoli di montagna rotolano su terre altrui
con provocanti saltelli!
Quante nuvole vi scorrono sopra impunemente,
quanta sabbia del deserto passa da un paese all’altro,
quanti ciottoli di montagna rotolano su terre altrui
con provocanti saltelli!
Devo menzionare qui uno a uno gli uccelli che trasvolano,
o che si posano sulla sbarra abbassata?
Foss’anche un passero – la sua coda è già all’estero,
benché il becco sia ancora in patria. E per giunta, quanto si agita!
o che si posano sulla sbarra abbassata?
Foss’anche un passero – la sua coda è già all’estero,
benché il becco sia ancora in patria. E per giunta, quanto si agita!
Tra gli innumerevoli insetti mi limiterò alla formica,
che tra la scarpa sinistra e la destra del doganiere
non si sente tenuta a rispondere alla domande “Da dove?” e “Dove?”.
che tra la scarpa sinistra e la destra del doganiere
non si sente tenuta a rispondere alla domande “Da dove?” e “Dove?”.
Oh, afferrare con un solo sguardo tutta questa confusione,
su tutti i continenti!
Non è forse il ligustro che dalla sponda opposta
contrabbanda attraverso il fiume la sua centomillesima foglia?
su tutti i continenti!
Non è forse il ligustro che dalla sponda opposta
contrabbanda attraverso il fiume la sua centomillesima foglia?
E chi se non la piovra, con le lunghe braccia sfrontate,
viola i sacri limiti delle acque territoriali?
Come si può parlare d’un qualche ordine,
se non è nemmeno possibile scostare le stelle
e sapere per chi brilla ciascuna?
viola i sacri limiti delle acque territoriali?
Come si può parlare d’un qualche ordine,
se non è nemmeno possibile scostare le stelle
e sapere per chi brilla ciascuna?
E poi questo riprovevole diffondersi della nebbia!
E la polvere che si posa su tutta la steppa,
come se non fosse affatto divisa a metà!
E il risuonare delle voci sulle servizievoli onde dell’aria:
quei pigolii seducenti e gorgoglii allusivi!
E la polvere che si posa su tutta la steppa,
come se non fosse affatto divisa a metà!
E il risuonare delle voci sulle servizievoli onde dell’aria:
quei pigolii seducenti e gorgoglii allusivi!
Solo ciò che è umano può essere davvero straniero.
Il resto è bosco misto, lavorìo di talpa e vento.
Il resto è bosco misto, lavorìo di talpa e vento.
Da La gioia di scrivere – traduzione di Pietro Marchesani, Gli Adelphi 2009
Wislawa Szymborska
- English Translation by Stanislaw Baranczak e Clare Cavanagh-
Oh, the leaky boundaries of man-made states!
How many clouds float past them with impunity;
how much desert sand shifts from one land to another;
how many mountain pebbles tumble onto foreign soil
in provocative hops!
Need I mention every single bird that flies in the face of frontiers
or alights on the roadblock at the border?
A humble robin - still, its tail resides abroad
while its beak stays home. If that weren't enough, it won't stop bobbing!
Among innumerable insects, I'll single out only the ant
between the border guard's left and right boots
blithely ignoring the questions "Where from?" and "Where to?"
Oh, to register in detail, at a glance, the chaos
prevailing on every continent!
Isn't that a privet on the far bank
smuggling its hundred-thousandth leaf across the river?
And who but the octopus, with impudent long arms,
would disrupt the sacred bounds of territorial waters?
And how can we talk of order overall?
when the very placement of the stars
leaves us doubting just what shines for whom?
Not to speak of the fog's reprehensible drifting!
And dust blowing all over the steppes
as if they hadn't been partitioned!
And the voices coasting on obliging airwaves,
that conspiratorial squeaking, those indecipherable mutters!
Only what is human can truly be foreign.
The rest is mixed vegetation, subversive moles, and wind.